La vera protesi è la dignità: riflessioni su disabilità, accessibilità e rispetto


Nel nostro Paese è spesso difficile ottenere non solo una protesi, ma tutto ciò che serve alle persone con disabilità per poter vivere o almeno sopravvivere con dignità. Ci riempiamo la bocca della parola integrazione, ma troppo spesso la riduciamo a uno slogan, senza capire davvero cosa significhi.

Integrazione vuol dire completamento. Vuol dire creare le condizioni affinché una persona possa essere pienamente parte della società, senza ostacoli, senza barriere, senza dover chiedere ogni giorno ciò che dovrebbe essere garantito per diritto.

E allora è importante chiarire una cosa: protesi non è solo un pezzo di plastica o di acciaio che sostituisce un arto perduto. Protesi è molto di più.

Protesi è tutto ciò che permette a una persona con disabilità di muoversi, vivere, partecipare, sentirsi libera.

Protesi è un parcheggio disabili non occupato da chi non ne ha il diritto.

Perché un parcheggio abusivamente occupato significa dover rinunciare a un impegno, rischiare di non poter scendere dall’auto, trovarsi bloccati da una disattenzione o, peggio, da un’assenza totale di rispetto. Un gesto che per molti è “solo cinque minuti” può trasformarsi in un ostacolo enorme per chi ha bisogno di quello spazio per vivere la propria quotidianità.

Protesi è una buona sedia a rotelle.

Una sedia che non cigola, non si rompe, non limita. Perché un ausilio funzionante è ciò che consente autonomia, lavoro, relazione, vita sociale. È ciò che restituisce un pezzo di indipendenza.

Protesi è una casa accessibile.

Una casa senza scale impossibili, con porte abbastanza larghe, con un bagno utilizzabile, con spazi pensati per chi non si muove come tutti gli altri. Una casa dove non si è prigionieri.

Protesi è un luogo pubblico senza barriere architettoniche.

Un marciapiede senza gradini, un ufficio con una rampa, un ascensore funzionante, un autobus accessibile. Non sono privilegi: sono diritti. Sono gli strumenti che permettono a una città di essere realmente inclusiva.

Ma protesi è anche altro. È qualcosa che non si compra e non si costruisce con il cemento:

Protesi è comprensione.

Capire che un’esigenza non è un capriccio, che un bisogno non è un favore, che l’accessibilità non è un costo ma un investimento umano.

Protesi è amicizia.

Una mano tesa, un gesto spontaneo, la capacità di vedere la persona prima della disabilità.

Protesi è amore.

Perché una società capace di amare è una società capace di includere.

In fondo, la vera protesi è la dignità.

È il riconoscimento, concreto e quotidiano, che ogni individuo ha il diritto di vivere una vita piena, libera e rispettata. E questo diritto passa attraverso gesti semplici, strutture adeguate, comportamenti civili e un cambiamento culturale che coinvolga tutti.

Solo allora potremo parlare davvero di integrazione, non come una parola vuota, ma come un impegno reale verso una società che non lascia indietro nessuno.

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